Quale sarà l’evoluzione futura di GPT?
Questa è una domanda importante, ma ce n’è una ancora più fondamentale. Cosa sarà di quelle centinaia o milioni di persone che perderanno il loro lavoro? Il problema non riguarda i macellai, vigili urbani o carburatoristi, ma l’intellettuale, il burocrate, il manager.
Il BOT è già buono a sufficienza da aver portato profonde modifiche alle routine di lavoro di persone che conosco, che lo usano già regolarmente sul lavoro nei modi più diversi. Più di uno ritiene che il BOT possa un giorno sostituirli, non appena il suo diretto superiore si accorgerà che è sostituibile; il suo lavoro non varrà più nulla.
Per dare il calibro di queste persone, dirò che una di esse è Francesco Iovine, che afferma che già si dice ai giovani di non diventare programmatori, perché non c’è futuro nella professione a causa dell’AI. La mia professione, il traduttore, un tempo stimata e altamente pagata, ora è quasi scomparsa. (L’interprete seguirà a ruota.) È nata al suo posto una nuova figura, quella del correttore di DeepL, una figura che ha già un suo acronimo, che ora mi sfugge.
Un mio amico che fa lo scrittore usa il BOT per sviluppare trame più interessanti. Ieri un mio vecchio amico canadese, che è un alto papavero in un’università giapponese, mi stava raccontando come ritenesse inevitabile la diffusione del BOT come insegnante di lingue, perché già è vicino a saperlo fare. Teme dunque per il futuro di suo fratello, che ha ancora una ventina d’anni di lavoro prima della pensione, perché dubita che il suo posto di lavoro duri così tanto.
Io stesso ho fatto scrivere al BOT un saggio di circa 16.000 parole sul ruolo di Saichō, un monaco del nono secolo nello sviluppo del buddhismo giapponese. Un argomento difficile, oscuro, ma importante. Ci sono voluti circa 20 minuti ed il risultato è eccellente. Grazie al BOT, ho trovato una quantità molto grande di informazioni sul tema, causando un circolo virtuoso che mi ha portato a un livello superiore a quello mio naturale di conoscenza.
La maieutica di Socrate funziona benissimo col BOT. Preparare le domande giuste per guidarlo è la chiave di volta dell’intera operazione, ma i risultati sono ottimi. L’ho beccato un paio di volte a commettere errori, ma l’ho corretto e si è scusato e corretto immediatamente. È questo mi ha convinto che l’intelligenza artificiale non è un problema futuro, ma presente. Il robot fa errori? Chi se ne frega, basta controllare prima di pubblicare. Il salto qualitativo che l’utilizzo del BOT garantisce è già più che sufficiente.
Sta per iniziare una colossale riorganizzazione della società in cui saranno proprio coloro che ora sono privilegiati a soffrire di più. Non i camerieri, non i manovali, ma i laureati. Il mio caso è un modello di quanto sta già accadendo. Non sono un Luddita e ritengo che in ultima analisi questo sarà un passo gigantesco in avanti per tutta l’umanità, ma il periodo di transizione, devo confessarlo, mi spaventa.
Se trovate il BOT utile per il vostro lavoro, domandatevi se in un futuro potrebbe sostituirvi. Se insegnate geografia, è più che possibile accada in un giorno non troppo lontano. Il BOT è già sufficiente, ma migliorerà rapidamente. non facciamoci illusioni, perché già basta com' è. Ripeto, può darsi che in Italia questo non sia successo già, ma qui in Giappone il processo di diffusione nel mondo del lavoro dell’intelligenza artificiale è già cominciato e già si parla di riorganizzare tale mondo. Nel giro di qualche mese, questo BOT ha cambiato il mondo del lavoro. Bisogna riuscire a prevedere le conseguenze e i problemi che la transizione a un mondo nuovo porterà
